Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

November 22, 2024 at 10:28 am

I volti di bologna

I volti di bologna

Bologna è figlia dei personaggi che le camminano nella pancia. Il centro storico è il suo ventre. E’ accogliente, affettuoso, sempre foriero di attenzioni per chi vi si avventura. 

I volti sono il pezzo forte di questo mosaico. 

Il volto della bella ragazza giovane, bionda, slanciata, con borsa immancabilmente appoggiata sull’avambraccio. Lei, dietro un grande paio di occhiali da sole, guarda solo e unicamente davanti a sé. Al massimo si ferma a guardare qualche vetrina. 
Ha una camminata spedita, un passo aggraziato, anche se si esibisce in ampie falcate. La sua meta? Drink giusti per gente giusta, festa mondana, settimanale seduta dal parrucchiere o dall’estetista. 

Il volto tirato del professionista. Cellulare all’orecchio. Voce ferma nell’impartire l’ennesima disposizione della giornata di lavoro. Lunga, infinita. 
La cravatta non lo strangola, non è come tutti noi, lui è un professionista. sempre a suo agio. la cravatta, con lui, è discreta. Lo coccola, lo ama. 
Ha un passo deciso, mai troppo veloce, né troppo lento. Cadenzato. La sua è una camminata ben direzionata, verso casa, senza il vero desiderio di arrivare alla meta. Lui corre solo quando deve entrare nel suo studio, alla mattina, in fuga. Dalla vita.

Il volto segnato dalla fatica del pensionato. Un ex ferroviere magari. Non è un “umarel”, il classico vecchietto ficcanaso e perdigiorno. E’ un anziano ruvido, che ben conosce il significato del termine lavoro e quello dell’impegno. Le mattine della settimana le passa al Dopo Lavoro Ferroviario, a giocare a carte. Il sabato esce con la moglie a guardare le vetrine e la domenica si veste a festa per la messa.
Cammina lentamente e con passo pesante. La camminata di chi sofferma lo sguardo sui ricordi. Senza meta. 

Ad un qualunque tavolo di un bar siede chi racconta, con serenità, la vita. Gli occhi giovani, ma la pelle dura, di chi è ancora curioso, nonostante, di vita, ne abbia vista già parecchia. 
Seduto, in attesa di una storia che abbia, più di altre, qualcosa da dire. In attesa del brivido più lungo di un Settembre che ha appena ritrovato l’estate in un pomeriggio di sole.

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