Oggi parliamo con piacere con Solidea Ruggiero, scrittrice e performer di arte visiva. Ha pubblicato la sua prima fatica letteraria “Io che non conosco la vergogna” con Edicola Ediciones, casa editrice cilena.
Chi è Solidea Ruggiero?
E’ una domanda tremenda, non dovrei rispondere io. Penso comunque che nessuno sia mai identificabile stabilmente in una definizione; siamo le espressioni che prendiamo e mutiamo nel tempo, in base agli accadimenti e alle esperienze, mantenendo in seno uno stesso continuo calore e dei principi solidi di base che ci fanno da perimetro. Pensare di essere sempre gli stessi mi spaventa, è come sputare in faccia alla vita, come se niente ci toccasse o coinvolgesse, lo credo impossibile.
Parliamo del tuo libro “Io che non conosco la vergogna”?
E’ la mia prima pubblicazione, una raccolta di racconti edita da una casa editrice cilena, Edicola Ediciones (www.edicolaediciones.com). Ho avuto la fortuna di pubblicare all’estero e sono stata tradotta in spagnolo ed inglese, oltre che la versione italiana. E’ una grande esperienza quella che sto facendo. Il lavoro di Edicola, che in parte è italiana come il mio editore Paolo Primavera, è basato su un pensiero internazionale e un lavoro meticoloso e attento. Abbiamo partecipato alle più importanti fiere internazionali del sud america, oltre che a Torino e in Spagna. Ogni giorno c’è una notizia per la quale io rimango incredula. Sono molto fiera del loro lavoro. Il libro poi vede la prestigiosa post fazione del critico, artista e scrittore Gian Ruggero Manzoni e la copertina di un grande artista spagnolo, conosciuto anche nel nostro territorio, Santiago Morilla, che è anche il direttore artistico della collana. E’ un primo viaggio di cui sono molto orgogliosa in tutti i suoi aspetti, che mi sorprende continuamente per le grandi possibilità e potenzialità.
Le tue performance di arte visiva sono molto seguite e di grande impatto, quale fra quelle che hai realizzato senti più vicina al tuo modo di essere?
Da matrice assoluta c’è sempre la scrittura che fa da collante in tutte le espressioni che scelgo per comunicare contenuti, ricerche, indagini sul mio personale pensiero umano e sociale. Sicuramente l’ultima che è accompagnata da una video-installazione, Skin, mette insieme molti aspetti del mio percorso. Passare dall’esperienza dei reading, sempre affiancati da una studiata geografia musicale e video, al comunicare esclusivamente in silenzio e con la scrittura sul corpo affidandosi e facendosi affidare dal pubblico, ha a che fare con i miei riferimenti culturali e artistici sull’origine della performance, attraverso un dialogo empatico, umano e singolare. Credo fortemente che in ogni espressione o linguaggio artistico, il più grande valore sia l’esperienza. Ogni genere di opera è innanzitutto un’esperienza e come tale deve essere vissuta, prima che valutata. Ecco perché necessito di tessere una comunicazione, un dialogo con chi assiste, perché vorrei fosse partecipativo, fosse vissuto in modo da dare origine al vero senso di fronte a l’ avvenimento o lavoro artistico: l’interpretazione attraverso il nostro singolare mondo.
I tuoi progetti per il futuro?
Sto collaborando a vari progetti che come spesso mi accade, si spostano dal mio lavoro e indole in scrittura. Lo scambio con altri linguaggi e artisti è molto importante per me sia sul punto di vista di evoluzione e di crescita che di ricerca personale, e la fortuna di poterlo fare è enorme, anche perché non collaboro mai a progetti o con persone per la quale non nutro un’accecata stima. Ho partecipato ad un progetto cinematografico molto importante con i Minimal Cinema, di cui presto ne sentiremo parlare; nel 2015 riprenderò con le performance alcune delle quali sono già state decise come a Roma, Bologna e Firenze. E c’è un esperimento che sto facendo assieme ad un artista del mondo del disegno e dell’illustrazione, che se andrà in porto sarà davvero singolare. Grazie Paolo.