Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

L’ultima stazione del mio treno

18/03/12 L'ultima stazione del mio treno

Italia

Italia
per la foto © Guillaume De Farge

Questa è l’Italia.

Un coglione che lavora.

Uno sfaccendato che coordina.

Un cretino che osserva.
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16/03/12 L'ultima stazione del mio treno

Le belle speranze

Le belle speranze
C’era una volta il colletto bianco delle belle speranze, la favola della vita facile e gli altri cazzi.

Le belle speranze sono finite, ora ci sono solo i calci nel culo.

I sogni teniamoceli stretti.

Se vorranno anche quelli ricordiamoci che non hanno prezzo.
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14/03/12 L'ultima stazione del mio treno

Passi distratti

Passi distratti
Non scendere dal treno.

Ci sono storie da sentire, vite da vivere e passioni da condividere.

Non scendere dal treno.

Si vive una volta sola.

Si vive troppo spesso come si può e non come si vuole.

Non scendere dal tuo treno.
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11/03/12 L'ultima stazione del mio treno

Doppia velocità

Doppia velocità
Fragilità è guardare un filo d’erba e sperare di coglierne la crescita.

Attesa.

Speranza.

Credendo di essere gli unici ad osservare l’impercettibile crescita.

Il filo d’erba guarda te, sperando di cogliere la vita che passa.

L’essere umano e il filo d’erba.

Non si è mai soli, si hanno solo differenti velocità.
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08/03/12 L'ultima stazione del mio treno

Donne

Donne
A quelle che protestano.

A quelle che s’informano.

A quelle che ridono e, soprattutto, a quelle che piangono.

A quelle che danno il massimo.

A quelle che se non ci fossero dovremmo inventarcele.

A quelle che ci insegnano.

A quelle che ci amano.

Ricordando, non per piaggeria, non è nel mio stile, che dietro ad ogni grande uomo, c’è una grande donna.

Auguri a tutte voi.
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05/03/12 L'ultima stazione del mio treno

Notturno strong

Notturno strong
Certe volte ci si chiede se chi ci cammina accanto, chi è il nostro compagno di viaggio, di aula, di ufficio, di sbornia, si fermi un attimo a guardarci. Magari si chieda chi siamo, dove andiamo, perchè lo facciamo.

Certe domande presuppongono sensibilità, intelligenza, curiosità, nella vita di chi si incontra.

Ascoltando il respiro di chi aspetta solo lo spegnersi dei giorni, sono arrivato alla conclusione che porsi certi quesiti sia come camminare di notte e chiedersi perchè non si veda mai il sole.
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04/03/12 L'ultima stazione del mio treno

Mirror’s reflection

Mirror’s reflection
per la foto © Eleonora De Santis

Il treno corre sulla sua guida d’acciaio. 
I passeggeri cambiano, le storie colorano i vagoni, riempiono gli occhi e si fanno vivere, annusare, ascoltare, mangiare, ragionare.
Ad alcune stazioni, il treno, ha raccolto uomini e donne speciali, diversi. Nè migliori, nè peggiori. Diversi.
Le loro storie stampate sui finestrini, come i loro volti. 
Le storie che tutti noi vorremmo vivere, che ci fanno sorridere e dire che in quello scompartimento avremmo voluto esserci noi per raccogliere quelle parole che come sangue scorrevano dentro chi le portava, con orgoglio, tatuate sulla pelle.
Nessuno si incontra per caso. 
Niente succede per caso.
Come le note di pianoforte nelle vostre orecchie appena il finestrino del vostro treno rifletterà la vostra storia.
Sorridete, siete unici.

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04/03/12 L'ultima stazione del mio treno

Fuga

Fuga
Tu sei fermo sul marciapiede.

La sua figura si allontana con una velocità direttamente proporzionale alla sua capacità di corsa.

In fuga dal luogo del “delitto”.

Tu coi cocci.

Voltagli la schiena, non dargli soddisfazione.

Chi rompe paga, dei cocci, abbiamo già detto.
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01/03/12 L'ultima stazione del mio treno

Balla Balla Lucio

Balla Balla Lucio
Le mie parole una goccia inutile nel tuo mare profondo di poesia. Ti ricordo con il testo di una tua canzone, la prima di cui abbia memoria nella mia vita.

Grazie.

Balla balla ballerino 
tutta la notte e al mattino 
non fermarti. 
Balla su una tavola tra due montagne 
e se balli sulle onde dei mare io ti vengo a guardare. 
Prendi il cielo con le mani 
vola in alto più degli aeroplani 
non fermarti. 
Sono pochi gli anni forse sono solo giorni 
e stan finendo tutti in fretta e in fila 
non ce n’è uno che ritorni. 
Balla non aver paura 
se la notte è fredda e scura 
non pensare 
alla pistola che hai puntato contro. 
Balla alla luce di mille sigarette e di una luna 
che ti illumina a giorno. 
Balla il mistero di questo mondo che brucia in fretta 
quello che ieri era vero, dammi retta, non sarà vero domani. 
Ferma con quelle tue mani il treno Palermo-Francoforte, 
per la mia commozione 
c’è un ragazzo al finestrino, 
gli occhi verdi che sembrano di vetro 
corri e ferma quel treno 
fallo tornare indietro. 
Balla anche per tutti i violenti 
veloci di mano e coi coltelli, 
accidenti. 
Se capissero vedendoti ballare 
di essere morti da sempre 
anche se possono respirare. 
Vola e balla sul cuore malato 
illuso, sconfitto, poi abbandonato 
senza amore 
dell’uomo che confonde la luna con il sole 
senza avere coltelli in mano 
ma nel suo povero cuore. 
Allora vieni angelo benedetto 
prova a mettere i piedi sul suo petto 
e stancarti 
a ballare al ritmo del motore 
e alle grandi parole di una canzone, canzone d’amore. 
Ecco il mistero, 
sotto un cielo di ferro e di gesso 
l’uomo riesce ad amare lo stesso 
e ama davvero 
nessuna certezza 
che commozione, che tenerezza.


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29/02/12 L'ultima stazione del mio treno

Domanda

Domanda
Oggi ci metto la faccia, per la prima volta.

Mi hanno chiesto, mille volte, perchè io abbia cominciato a scrivere.

Io, notoriamente uno stronzo, ho sempre mentito.

Con il sorriso stampato sulle labbra, ho addotto, ogni volta,  qualunque spiegazione/giustificazione/motivazione, io pensassi potesse rendere felice o interessato il mio interlocutore.

La verità? (Solo perchè so che ad alcuni interessa).

Scrivo per il terrore di dimenticare.



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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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