Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

L’ultima stazione del mio treno

11/01/12 L'ultima stazione del mio treno

Assi di cuori

Assi di cuori
Ci si incontra. Ci si scontra. Ci si perde. Ci si trova.

I fragili equilibri della vita corrono sui fili rossi, come si sa, corrono sulle parole morte dietro una prigione di dentiossalinguapelle, corrono lungo l’incastro perfetto di un abbraccio.

Un equilibrio diventa vita quando è pietra che accarezza come piuma.

Un equilibrio diventa vita quando, anche se sei un asso di cuori e sei la carta più forte del mazzo, per stare in piedi capisci che hai bisogno di un’altra carta, come te. 

Un asso di cuori, da solo, non vince. Due, non hanno rivali sul tavolo verde. 
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10/01/12 L'ultima stazione del mio treno

Il mio resto

Il mio resto
“Ora che hai toccato il fondo, sai di cosa puoi essere capace e in cosa devi migliorare.”. Una sigaretta schiacciata sotto una scarpa elegante: scamosciato italiano che spegne blend americano. Una fuga. Seduto sul legno della panca di un vecchio vaporetto, la laguna di Venezia, come il fiume Stige. Il mio Caronte è un vecchio diavolo, con una barba più lunga perfino della mia, non parla, come me. Fuma e pensa, come me. In quindici minuti e trentasei secondi circa ho ricomprato l’anima e ora torno a casa a cercare le istruzioni e la garanzia; chissà se ho ancora quel cazzo di scontrino. Te la vendi, te la giochi, te la fumi, te la bevi e te la fai fottere, l’anima. Se vuoi puoi garantirti il pacchetto completo. Il più è tornare al guardaroba e ritrovarla, come un vestito, un soprabito, la pelle in cui abiti. Il mio Caronte grugnisce appena prima del nostro approdo. Ci guardiamo. Accenno un sorriso, più per avere calore da uno sconosciuto che per cortesia. Gli allungo cinquanta euro, lui sorride contento di essersi prostituito. Io scompaio in un vicolo, contento di andare fra gli altri, a farmi contare come una mezza sega qualunque. Finalmente.

Così comincia quello che sarà uno dei migliori libri che scriverò.

Te lo dovevo. A te, che sola sai. Grazie per l’idea.
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07/01/12 L'ultima stazione del mio treno

Manifesto di una generazione perduta

Manifesto di una generazione perduta

C’è una stanza affrescata al centro di un palazzo sospeso fra la Terra e i confini del cielo. Al centro di questa stanza c’è una tavola imbandita. Seduti al desco ci sono i pezzi da novanta del nuovo millennio. Politico corrotto a capotavola: gradisce giovani di belle speranze gratinati e graziose mignotte in agrodolce come contorno. Militare guerrafondaio: terzomondisti allo spiedo per lui, innaffiati con sangue di bambini, già, effetti collaterali. Dirigente del settore pubblico: predilige bustarelle in brodo e assegni circolari per fare scarpetta. Giornalista sputtanato: fois gras di minchiate su pan brioches, con notizie inventate in crosta. Figlio del cugino del padre dello zio di qualcuno che conta più di te: raccomandazioni con sugo del sudore del tuo studio e guarnizioni dei tuoi maroni frullati. Paraculato da ufficio: gradisce mangiare la tua dignità sfumata con Lacryma Christi, anzi, di norma le Lacryme sono le tue. Ragazzina o ragazzino (a seconda di come si procede a imbustare gli inviti) viziato figlio o figlia di: si mangia i tuoi sogni condendo il tutto con sorrisi sguaiati, favori sessuali o promesse di pochi scrupoli. Barone universitario: gradisce addentare uno stinco di amor proprio di studente alle prime armi, avvolto in tesi di prima mano che in seguito spaccerà per proprie, perchè, si sa, lui è un buongustaio. Blackblock: insalata di bancomat spaccati e di ideologia spicciola, facendo passare il tutto per cucina slowfood a chilometri zero, perchè si sa, il terzo mondo va aiutato. Agente di borsa con pochi scrupoli: salsiccia di titoli tossici su crosta di mutuo a strozzo. Evasore fiscale: scontrini mai emessi, con sugo di Iva, Irpef e Imu (Ici, quando si chiamava così), accompagnato da un Trust d’annata, scudato, s’intende.

Un bel tavolo, non c’è dubbio.

Vi chiederete dove siamo noi, gente normale.

Noi siamo i camerieri e le cameriere. Pronti a prendere la pacca sul sedere di grossolana maleducazione se siamo donne o l’insulto, becero e orbo, se siamo uomini.

Allungategli la minestra. Come vi pare, il mondo è pieno di soluzioni.

Senza di noi, loro, non mangiano, non sanno neanche cucinare un uovo all’occhio di bue. C’è da pensarci su.
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03/01/12 L'ultima stazione del mio treno

Choose the red one.

Choose the red one.

Il destino vince sempre. E’ come il fratello maggiore che riesce sempre a soffiarti i giochi più belli. O come un padre che, per il tuo bene, ti impedisce di tornare a casa dopo mezzanotte quando sei piccolo. 

Il filo rosso che unisce due persone nasce quando ognuna delle due persone fa il primo, liberatorio, pianto in sala parto.

I figli del destino non piangono mai. I figli del destino quando si ritrovano si riconoscono. 

Fratelli, sorelle, amanti. L’arcobaleno della vita corre sul filo che parte da una pancia all’altra.  

La vita, quella vera, parte dalla pancia. Non ascoltate chi parla di mente e di cuore. 

Il destino parla con la pancia. Ascoltate quello.
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29/12/11 L'ultima stazione del mio treno

2012?!

2012?!
Parole d’ordine: incertezza, precarietà, sacrifici, differenze, speranze, privilegi, rabbia, lacrime, sangue, fratellanza.

Il nostro mondo si declina su due assi cartesiani, X e Y: certezze e opportunità. Proporzionalità inversa, cazzi nostri. 

Le vite sono belle a cielo aperto, non murate vive.

Le certezze: un film già girato, il finale è fottutamente, ovviamente, ad ogni volta che ti ostini a riguardarlo, sempre lo stesso.

Le opportunità sono una bella stilografica con fogli bianchi in omaggio. 

Nel 2012, dicono, finirà il mondo. Fatevi un drink, di quelli buoni però. Abbracciate la persona che amate.

Se credete alle opportunità e non vi siete murati vivi in una certezza prendete la vostra stilografica e i fogli bianchi in omaggio e il vostro mondo scrivetelo voi.

Auguri. Veramente. Ce n’è bisogno.
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27/12/11 L'ultima stazione del mio treno

Fermi tutti!!!

Fermi tutti!!!
Ogni situazione-cosa-persona-sentimento vive o muore o si percepisce a seconda della nostra predisposizione alla stessa nel momento in cui accade o la incontriamo o lo viviamo. E’ come se, in quel momento, ci facessimo fotografare e, in quell’istantanea, dovessimo condensare tutto quello che attraversa, dutante l’avvenimento, i punti fondamentali del nostro corpo: cuore-testa-pancia.

Quindi: rimanete immobili, fatevi trovare al meglio di ciò che potete essere.

Sorridete.

Clic!

La vostra vita su sopporto digitale, comodamente stampabile in formato 13×15, a soli 0,13€ a stampa.
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24/12/11 L'ultima stazione del mio treno

Buon Natale?

Buon Natale?
Corse. Affanni. Pacchetti. Carte di credito. Vorrei ma non posso. Potrei ma non voglio. Fiocchi colorati, carte lucenti. 

Sorrisi. Strette di mano. Brindisi. Proclami di successi e amicizia. Buoni propositi. 

Religione e consumo e indifferenza e ostentazione e felicità-a-tutti-i-costi. 

Belle queste maschere di carnevale, ah no, cazzo: è Natale.

Tanti auguri, fate il meglio che potete, per la perfezione c’è sempre tempo.
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20/12/11 L'ultima stazione del mio treno

Fratelli di figli unici

Fratelli di figli unici
I figli di un passato ingombrante crescono storpi e con la faccia da stronzi. Con un occhio diverso dall’altro. Quando c’è il sole camminano senza ombra. Quando è buio loro fanno più buio della notte che si muove sopra i tetti. Quando tutti ridono loro si nascondono per piangere. Quando sono loro a ridere tutto il mondo trema. 

Ridi e il mondo riderà con te, piangi e rideranno di te.

I figli di un passato ingombrante sono fratelli di figli unici. I figli di un passato ingombrante li hai conosciuti al bancone di un bar, al casinò, al pronto soccorso dopo una rissa, nel letto di quella sbagliata e a pregare sulla tomba di chi, da quel passato, non è mai ritornato.

Chi ha visto il futuro ride, senza piangere mai, col cuore più grande di quello degli altri.
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12/12/11 L'ultima stazione del mio treno

Priorità

Priorità
Quando tutto sembra crollare, quando le gambe sono pesanti e il fiato è corto; ecco, sarà proprio in quel momento che ci sarà il silenzio adeguato per sentire la voce della tua priorità. La voce della cosa più importante, di quel qualcosa o quel qualcuno che null’altro è che la chiave di volta del muoversi del tuo tempo. 

Nella vita credo ci sia concesso solo una volta ascoltare quella voce.

Preparatevi, perchè non c’è la banda del paese con il sindaco con la fascia ad annunciarti tutto ciò e neanche la stella polare coi Re Magi.

Arriva quando abbiamo imparato che un giorno dovremo ascoltare anche gli altri e non solo il brusio dei nostri pensieri.
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05/12/11 L'ultima stazione del mio treno

Paura

Paura



La paura è contagiosa.


Non abbiamo nulla, noi. L’unica nostra spinta è la fiducia.


Non dobbiamo avere paura.


Mal che vada ci rimarranno i nostri sogni.


Chi non ha lacrime, non ha dignità.


Chi ha lacrime, sa che un mondo migliore sarebbe possibile, ma non in questo momento.


La paura è contagiosa, le lacrime si asciugano, chi cade saprà tornare a correre.

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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