Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

Fazi Editore

21/03/15 Senza categoria # , , , ,

I passeggeri del mese: Cinzia Bomoll

I passeggeri del mese: Cinzia Bomoll

Oggi parliamo con grande piacere con Cinzia Bomoll regista e scrittrice nata a Bologna, vive tra Piumazzo, New York e Roma. Ci ha regalato due romanzi, “Lei che nelle foto non sorrideva” nel 2006 e “69”, nel 2011, entrambi editi Fazi. Per il cinema ha curato la regia de “il segreto di Rahil” nel 2007 e di “Balla con noi” nel 2011.

Chi è Cinzia Bomoll?

Cinzia Bomoll è una tipa che inventa storie fin da bambina perché fondamentalmente si annoiava nella sua casa solitaria di campagna. Il vizio le è rimasto anche crescendo e vista la sua indole pragmatica da emiliana doc ha cercato di fare di una passione un lavoro. Dunque campa d’arte? No, di un ristorante. La sua altra grande passione infatti è il cibo.

Il tuo ultimo romanzo è “69”. Il 1969 ha visto l’uomo sbarcare sulla Luna, un’evento incredibile che ha segnato una generazione. Nello stesso anno la strage di Piazza Fontana e i preparativi per il tentato golpe fascista dell’anno seguente. Storia ma non solo, con una bellissima Torino sullo sfondo, nel romanzo ci fai vivere anche l’incontro fra Rosa e Corrado. I due ragazzi provenienti da due mondi in grande contrapposizione. Com’è nata l’idea? Qualche tua considerazione su quegli anni così importanti ma ancora oscuri per il nostro Paese?

L’idea di 69 è nata come il desiderio di scrivere un romanzo che avesse per titolo un numero. Uscivo dalla visione di 2046 di Wong Kar wai e mi dissi: un numero che incarni una storia, voglio un numero che contenga in se il tema di un romanzo. 69 è una metafora dell’opposizione speculare. Volevo raccontare di un amore impossibile i cui protagonisti fossero interiormente simili ma socialmente opposti. Ecco 69. Lo sfondo storico fa da contorno ma non è così fondamentale. In realtà è una storia che potrebbe essere benissimo ambientata anche ai giorni nostri. Poi tante cose non sono cambiate. Di quegli anni precisi ciò che era interessante era l’amarezza della fine di anni d’oro come quelli del boom economico e l’inizio di una crisi sociale e politica che è degenerata nella strategia della tensione e negli anni di piombo. Beh, credo che sia tutto ancora molto attuale anche se in forme leggermente diverse.

Il tuo ultimo film è stato “Balla con noi”, la storia di Erica e Marco. Lui vuole emergere nel mondo dell’hip hop e lei in quello della danza. Cosa hai voluto trasmettere con questa pellicola? Quale consiglio daresti a chi oggi vuole emergere nel mondo dell’arte in genere?

Premetto che del film “Balla con noi” non ho scritto la sceneggiatura ma ho realizzato la regia. Ho comunque collaborato al soggetto ideato dal produttore che poi mi ha commissionato il film e posso dire che ciò che ho voluto trasmettere con la pellicola (proprio pellicola sì, uno degli ultimi film italiani girati in 35 mm…) è il lottare con coraggio per avverare i propri sogni. E’ rivolto a ragazzi molto giovani per cui la danza breakdance e hip hop è la manifestazione di un proprio io ribelle e istintivo.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sto scrivendo un mio nuovo romanzo, sto preparando una graphic novel insieme ad una collega, e sto lavorando su due progetti cinematografici ancora però abbastanza in alto mare. Semino più cose per raccogliere poi. Sono nipote di contadini e credo salti sempre fuori, anche quando scorrazzo per le vie di NY la mia città ideale per complessità e ricchezza di stimoli, più sociali che architettonici, certo. Io continuo a vedere distese sterminate davanti a me (distese che anche tu Paolo ben conosci), un vuoto percepito sempre, che rimane nelle ossa e che sento la necessità di riempire con le mie visioni.

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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