Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

Francesca MazzoniUna mente insolente Società Editrice Il Ponte Vecchio

02/12/14 I passeggeri del mese #

I passeggeri del mese: Francesca Mazzoni

I passeggeri del mese: Francesca Mazzoni

Oggi parliamo con piacere con Francesca Mazzoni, romagnola, attrice teatrale e scrittrice. Da poco ha pubblicato con la Società Editrice Il Ponte Vecchio il suo romanzo d’esordio “Una mente insolente”, un libro dove, citando l’autrice “Si ride e si piange e lo si fa profusamente”.

Chi è Francesca Mazzoni?

Sono nata Francesca, sono diventata Viola e quel nome è per me una medaglia sul campo di battaglia della vita. Chi è Francesca Mazzoni? Anzi, a questo punto, chi è Francesca Viola Mazzoni? Un’attrice teatrale. Ho iniziato con la danza da ragazzina e a 14 anni ho debuttato come protagonista in un musical. Quaranta chili di ragazzetta con la voglia di sbranarsi il pubblico. Ho studiato tanto, ho lavorato tanto. Sono cresciuta come “votata” al Teatro, con un senso di missione che mi ha sempre fatto essere estremamente determinata e metodica. Per me il teatro era la vita. Non c’erano margini, né approssimazioni. Mi sono sempre vissuta come una suora laica investita da una chiamata senza averla decisa, una chiamata che è stata dono e condanna. Col tempo sono diventata più flessibile, più flessuosa. Poi è capitata la scrittura a scompigliare le carte in tavola, a rimettermi in discussione fino all’essenza di me stessa. C’è un prima e un dopo nella mia vita. Anche a livello professionale.

Avevo scritto piccole drammaturgie teatrali, monologhi su figure femminili che per me sono state un riferimento, donne che hanno fatto la differenza nella Storia con le loro storie, ma non ero mai entrata così di pancia nella scrittura. La covavo da anni, ma è sbocciata all’improvviso, esattamente nel momento giusto, senza forzature.

Ecco, credo che volendo sintetizzare, di me si possa dire di tutto ma non che sono una che si è mai sottratta alla vita. E di questo me ne sono grata, benché l’anima ne sia uscita un pò sdrucita. Dolorante ma intonsa come quella delle persone che hanno l’ardire di vivere senza barare.

Parliamo di “Una mente insolente”, un romanzo sensibile e pieno di forza, con Allegra grande protagonista. Com’è nato questo libro?

E’ nato creando un blog mio in un periodo in cui, soffrendo di insonnia, riempivo il silenzio della notte di parole che consolassero. Caricavo in modo compulsivo racconti che parevano essere incastrati lì da tanto tempo e che ora avevano urgenza di fluire, di farsi parola. Ho aperto il blog ad Aprile e dopo pochi mesi non solo avevo quasi diecimila visualizzazioni, ma sono anche stata contattata da un’editrice interessata a stampare. Successivamente, una volta che ho iniziato davvero a credere che ne sarebbe nato un libro in carne e carta, ho scelto Ponte Vecchio perché ne conoscevo la serietà del lavoro. Il libro è nato sì per caso (è significativo anche il fatto che non sia un romanzo, ma un collage di racconti, di flash di vita della protagonista), ma per una mia volontà che custodivo nel cuore da moltissimi anni: quella di parlare del mondo della “follia” e del “male di vivere” con uno stile che non fosse pesante e crudo come avevo riscontrato nei libri sull’argomento. Io volevo parlare di disagio senza mettere a disagio! Volevo farlo con levità e ironia, facendo passare il messaggio che il male di vivere, l’inadeguatezza emotiva, le patologie psichiche sono comunque parte della vita e, come tali, non possono essere cristallizzate in tabù nè demonizzate.

La protagonista, Allegra, solo vent’anni, è una funambola di vita tenuta in ostaggio da diverse problematiche psichiatriche, si salva attraverso la sua fantasia, il suo modo puro di guardare il mondo, la sua voglia di sdrammatizzare attraverso il ridere. E’ una bimba, ma con la saggezza di un’anziana.

Questo stesso atteggiamento è riscontrabile nei personaggi che le ruotano attorno, facenti parte di un’umanità sì dolente e sghemba, ma curiosa e resistente. Un’umanità che, per alcune vicende personali, ho avuto modo di approcciare e che mi ha letteralmente conquistata. Alla vitalità surreale e salvifica di queste anime delicatamente intense ho voluto dare voce con la mia scrittura. Sembra un paradosso, ma il libro è una vera e propria apologia della vita.

Francesca, attrice, ora anche scrittrice. Quale dimensione senti a te più affine?

Non so distinguere le cose. Non è possibile farlo, perché non vivo a compartimenti stagni. E, in questo momento in cui sono più impegnata nella scrittura con la promozione del libro, ho però trovato l’escamotage di recitare brani durante le presentazioni. Scrittura e teatro si completano e mi completano. Fanno di me quella che sono: Francesca Viola.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Di sicuro non mollerò la scrittura, anzi, ho già in testa l’idea per un nuovo libro, sempre incentrato su una donna un po’ speciale, imprevedibile. Non so se stavolta passerò dal blog come ho fatto con “Una mente insolente”, benché sia un mezzo che amo perché lo sento come immediato, come se potessi raccontare le mie storie alla gente in tempo reale. Mi sa di intimità, anche se pare un paradosso.

Per quanto riguarda la mia carriera d’attrice ho alcune date in programma, il 12 Dicembre sarò al Teatro Alighieri a Ravenna come voce recitante accompagnata da pianoforte e da un coro lirico in uno spettacolo sulla resistenza partigiana. Al momento, resto concentrata piacevolmente sulla promozione del libro e chissà che non mi venga in mente di metterlo anche in scena! Lo stile che ho usato, colloquiale e diretto e l’uso della prima persona singolare fanno sì che il testo sia adattabile facilmente al linguaggio teatrale, codice a me assai conosciuto. Staremo a vedere!

(La foto è uno scatto di Cristina Patuelli)

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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