Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

Gian Luca A. Lamborizio

01/09/15 I passeggeri del mese # , , , ,

I passeggeri del mese: Gian Luca A. Lamborizio

I passeggeri del mese: Gian Luca A. Lamborizio

Oggi parliamo con grande piacere con Gian Luca A. Lamborizio, alessandrino di nascita e milanese di adozione, ha frequentato il liceo classico e proseguito gli studi in ambito giuridico; ad essi ha affiancato lo studio del Cinese. È autore di “AAA Futuro cercasi. Essere giovani in tempo di crisi.” e collabora con settimanali e con la rivista online MilanoNera, diretta dallo scrittore Paolo Roversi. Da poco è uscito per Eretica Edizioni il suo nuovo libro, “Penombra”.

Chi è Gian Luca A. Lamborizio?

Uno che fino ai tempi del liceo odiava scrivere e ai temi preferiva i riassunti. Passando all’università, oltre ai classici ho iniziato a leggere altri generi, soprattutto thriller e noir e da lì ho iniziato a lavorare con la fantasia. Ad un certo punto, poi, ho deciso di mettermi in gioco in prima persona e tentare di scrivere qualcosa di mio. Dopo la partecipazione ad alcuni concorsi letterari, la collaborazione con settimanali e riviste e l’uscita, tramite self publishing, di “AAA Futuro cercasi. Essere giovani in tempo di crisi”, sono arrivato alla pubblicazione di “Penombra”. Ora la scrittura è parte importante di tutte le mie giornate.

Per il tuo libro “Penombra”hai scelto una chiave narrativa particolare, una serie di racconti collegati tra loro. Come mai hai fatto questa scelta? Ci racconti com’è nato il personaggio del Commissaro Molteni e la sua psicologia?

I cinque racconti di “Penombra”, sebbene trattino di argomenti diversi tra loro e solo in alcuni si trovi lo stesso protagonista, presentano effettivamente degli elementi comuni. In primis, senza dubbio, la penombra, elemento ricorrente e che descrive sia i vari ambienti esterni in cui i personaggi si muovono, sia il lato oscuro che tengono celato dentro di sè. Quindi “penombra” sia in senso fisico che come metafora della psiche umana. E qui arriviamo ad un altro elemento comune e al motivo per cui ho deciso di scrivere più racconti. Il mio intento era proprio quello di far entrare il lettore in alcune menti criminali e malate, non limitandomi però a raccontare “il mostro” e i suoi misfatti, bensì cercando di far capire cosa può spingere delle persone, apparentemente normali, a compiere orrendi delitti.
Il commissario Molteni è, oserei dire, una persona normale, sicuramente non un super eroe o uno 007. Un giovane uomo già segnato da tragici eventi, che affronta i casi che deve risolvere con dedizione, attenzione per i dettagli e molta umanità.

Oltre a essere un autore collabori anche con MilanoNera. Ci parli di questa tua esperienza?

Un’esperienza nata quasi per caso, da una proposta editoriale. Da lì sono entrato in contatto con la mitica Cristina e con la realtà di MilanoNera. Mi occupo di recensire le nuove uscite nel panorama letterario thriller e noir e di intervistare gli autori. Un’esperienza indubbiamente positiva e interessante perché mi permette di leggere molto, di valutare i vari generi e stili e di conoscere alcuni dei più brillanti scrittori del momento, da cui ho sicuramente molto da imparare.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sono in attesa dei risultati di un concorso nazionale a cui ho partecipato e quindi incrocio le dita. Inoltre sto lavorando ad un nuovo libro, un romanzo questa volta. Si tratta sempre di un noir, lo definirei un noir psicologico, scritto in prima persona, e sarà presente anche il commissario Molteni. Però, anche se non voglio anticipare troppo, posso dire che non sarà lui il protagonista assoluto; questa volta ho voluto cambiare prospettiva.

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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