Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

Pierluigi Porazzi

09/01/16 I passeggeri del mese # , , , , , ,

I passeggeri del mese: Pierluigi Porazzi

I passeggeri del mese: Pierluigi Porazzi

Oggi parliamo con grande piacere con Pierluigi Porazzi, autore friulano, laureato in giurisprudenza, ha conseguito il titolo di avvocato e lavora presso la Regione Friuli-Venezia Giulia. È iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2003. Suoi racconti sono apparsi su riviste letterarie, in antologie, raccolte e in rete. Fa parte del progetto Sugarpulp. Nel 2010 e nel 2013 ha pubblicato per Marsilio i romanzi “L’ombra del falco”  e “Nemmeno il tempo di sognare”, in seguito usciti anche, rispettivamente, nelle collane “Noir Italia” («Il Sole 24 Ore», 2013) e “Il Giallo Italiano” («Corriere della Sera», 2014). Nel 2015 è uscito, sempre per Marsilio, “Azrael”, il suo ultimo romanzo.

Chi è Pierluigi Porazzi?

Devo dire che, tra tutte, questa è la domanda più difficile. Spesso me lo chiedo anch’io. Senza presunzione, penso di poter dire che sono prima di tutto uno scrittore (pare che dopo aver pubblicato il terzo romanzo si possa ufficialmente dire di esserlo… anche se io mi sono sempre sentito tale, o comunque un artista). Mi riconosco nell’albatro di Baudelaire. Sono rivoluzionario e ribelle, mi sento spesso ingabbiato dalle convenzioni sociali, anche se ormai ho perso la speranza che qualcosa possa cambiare, nel mondo.

Il tuo ultimo libro è Azrael, edito Marsilio. Dopo L’ombra del falco e Nemmeno il tempo di sognare, ritorna Alex Nero. In questo romanzo ci hai regalato una tensione crescente sin dalle prime pagine con dei colpi di scena da vero maestro. Sullo sfondo di una Udine alle prese con un gruppo di naziskin e le difficili tematiche dell’immigrazione si assiste al ritorno del Teschio. Volevo sapere come è nata l’idea di questa nuova trama? Inoltre che rapporto hai con la tua città che hai descritto con grande abilità?

L’idea di Azrael è nata insieme alla sua identità. Per riprendere l’epilogo (aperto) de L’ombra del falco mi serviva una trama forte, che potesse valere la pena sviluppare; non era mia intenzione scrivere un “sequel” a tutti i costi. Quando, circa tre anni dopo l’uscita de L’ombra del falco, ho pensato chi potesse essere Azrael e quali fossero le sue motivazioni, mi sono convinto di aver trovato l’idea giusta. Da qui, dal finale che mi ero immaginato, è nata l’idea di base di Azrael, che poi ho arricchito nel corso della stesura. Per quanto riguarda il mio rapporto con Udine, è la città che amo, una città viva e ricca di fermento, che apprezza l’arte e la cultura.

In Azrael ci sono, oltre ai protagonisti maschili Nero, Barone, Scaffidi e Cavani, dei bellissimi personaggi femminili come Aiko e Barbara Rocco. Hai descritto queste donne sotto un profilo particolare. Ci racconti come hai costruito questi personaggi?

Ho cercato di creare delle figure femminili che fossero al tempo stesso interessanti e realistiche, un po’ come cerco di fare con tutti i personaggi. Aiko rappresenta il lato “dark” dell’universo femminile, è una sorta di “suicide girl”, una ragazza intrigante e misteriosa. Barbara invece è un personaggio più classico e, pur essendo una poliziotta, ho voluto evitare i cliché che spesso vediamo in tv o al cinema, delle poliziotte che sembrano modelle. Ho cercato di farne una donna vera, con i suoi pregi, difetti e fragilità. Non mi piace mai scrivere per stereotipi, e l’universo femminile è così profondo e vasto che non dovrebbe mai essere rappresentato in modo riduttivo o scontato.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Mi auguro di continuare a scrivere e a pubblicare. Al momento sto lavorando a una storia thriller/noir ma con personaggi diversi da quelli di Azrael. Comunque, penserò sicuramente anche a un nuovo romanzo con Nero e c.
Grazie mille per l’intervista!

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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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