Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

November 24, 2024 at 3:02 am

Manifesto di una generazione perduta

Manifesto di una generazione perduta

C’è una stanza affrescata al centro di un palazzo sospeso fra la Terra e i confini del cielo. Al centro di questa stanza c’è una tavola imbandita. Seduti al desco ci sono i pezzi da novanta del nuovo millennio. Politico corrotto a capotavola: gradisce giovani di belle speranze gratinati e graziose mignotte in agrodolce come contorno. Militare guerrafondaio: terzomondisti allo spiedo per lui, innaffiati con sangue di bambini, già, effetti collaterali. Dirigente del settore pubblico: predilige bustarelle in brodo e assegni circolari per fare scarpetta. Giornalista sputtanato: fois gras di minchiate su pan brioches, con notizie inventate in crosta. Figlio del cugino del padre dello zio di qualcuno che conta più di te: raccomandazioni con sugo del sudore del tuo studio e guarnizioni dei tuoi maroni frullati. Paraculato da ufficio: gradisce mangiare la tua dignità sfumata con Lacryma Christi, anzi, di norma le Lacryme sono le tue. Ragazzina o ragazzino (a seconda di come si procede a imbustare gli inviti) viziato figlio o figlia di: si mangia i tuoi sogni condendo il tutto con sorrisi sguaiati, favori sessuali o promesse di pochi scrupoli. Barone universitario: gradisce addentare uno stinco di amor proprio di studente alle prime armi, avvolto in tesi di prima mano che in seguito spaccerà per proprie, perchè, si sa, lui è un buongustaio. Blackblock: insalata di bancomat spaccati e di ideologia spicciola, facendo passare il tutto per cucina slowfood a chilometri zero, perchè si sa, il terzo mondo va aiutato. Agente di borsa con pochi scrupoli: salsiccia di titoli tossici su crosta di mutuo a strozzo. Evasore fiscale: scontrini mai emessi, con sugo di Iva, Irpef e Imu (Ici, quando si chiamava così), accompagnato da un Trust d’annata, scudato, s’intende.

Un bel tavolo, non c’è dubbio.

Vi chiederete dove siamo noi, gente normale.

Noi siamo i camerieri e le cameriere. Pronti a prendere la pacca sul sedere di grossolana maleducazione se siamo donne o l’insulto, becero e orbo, se siamo uomini.

Allungategli la minestra. Come vi pare, il mondo è pieno di soluzioni.

Senza di noi, loro, non mangiano, non sanno neanche cucinare un uovo all’occhio di bue. C’è da pensarci su.
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