November 24, 2024 at 3:47 am

Eleonora

Eleonora
Quando nascerai, figlia mia, ti farai mille domande: da dove vengo, chi mi ha fatta nascere, chi è la mamma, chi è il papà, come si sono conosciuti, si amano, cos’è l’amore e troppe altre perchè ti si possa rispondere in poche righe o in poche ore.
Quando potrai leggere, leggerai queste righe: il riassunto del miglior imprevisto della vita di tua madre, del più scostante e lunatico fra gli uomini che potesse incontrare; il riassunto della miglior ragione di vita di tuo padre, della più bella consuetudine, dell’unico sballo sano della sua vita.
Una frana non fa rumore se sotto nulla muore, ma qualcosa nasce. 
Sarai una femmina, sarai nostra figlia.
Benvenuta, Eleonora, così ti chiamerai.
LA FRANA 

Un fulmine, quando colpisce il suolo, fa meno rumore dei dubbi che strisciano al centro della notte nella testa di chi è abituato a pensare. I fulmini, se ti colpiscono, possono ucciderti, i pensieri non uccidono il corpo, ma prendono l’anima e la fanno urlare. 

I pensieri hanno un nome, un cognome, un colore, un odore, un sapore: sono vivi, come e più della persona che li fa. Il pensiero giusto è un respiro lungo che corrobora dopo una corsa, il pensiero sbagliato è un masso che può sbarrarti la strada che potrebbe condurre verso un percorso nuovo. 

Uno scontro fra due personalità, fra due visioni del mondo, fra due orizzonti diversi, può generare una frana. 
Elena guarda l’orologio: le 3.45. Pensa. Elena guarda la strada della sua anima, sono le 3.46: una pioggia di pietre le impedisce di vedere il sole che sorgerà 

Non devi preoccuparti della frana, ma di chi ci rimane sotto. L’ovvio che sconfina oltre i tuoi legittimi dubbi. 
Il buio, spesso, è fonte di pericolo, di timori. La luce, da sempre, è associata a situazioni di positività. L’ovvio che sconvolge l’ordine logico dei pensieri. 

L’ovvio, di norma, non fa paura. L’ordinario è quello che accade nella vita di tutti i giorni, quello che viene definito routine, che ammazza, che annoia, che fa aderire il nostro animo alla consuetudine di una rivoluzione di ghiaccio. 

Elena guarda la frana sul suo cammino. Elena pensa. Elena fa cadere altri massi. Elena osserva, pensa e fa cadere, come un elefante nella cristalleria dei suoi sentimenti e delle sue emozioni disordinate. 

Nella vita certezze non ne esistono, bisogna però conoscere alcune regole generali: l’amore è disordinato, la solitudine è ordinata e silenziosa, il dolore urla e strepita come un fottuto tossico in crisi di astinenza, la felicità corre come un fulmine nella volta del cielo lasciandoti solo quella scia di luce che puoi apprezzare con la coda dell’occhio. Tu, nella profondità della tua anima, sporca o pulita che sia, sei la somma di questo casino. La cosa migliore che puoi fare? Contare i morti e i feriti sui tuoi passi. La cosa peggiore che puoi fare? Voltarti indietro e chiedere scusa. 

Egoismo? No. Va da sé che se fai errori devi essere pronto ad assumertene le conseguenze. Il tempo che intercorre fra il tuo errore e il chiedere scusa dovresti utilizzarlo per cercare di recuperare, il resto è come la storia dello stupido che piange dopo aver versato il suo bicchiere di latte. 
Elena ha freddo in una notte di Giugno in cui ogni casa della città ha le finestre aperte nella speranza che un filo di vento riesca a dare sollievo a corpi madidi di sudore. Elena ha le finestre chiuse per trattenere tutto ciò che ha vissuto poche ore fa, le fa paura, ma non può farne a meno. 

Spesso gli imprevisti della vita sono un ostacolo, altre volte sono un alibi, altre ancora un’occasione per smuovere una situazione altrimenti irrigidita sulla propria sterilità. Belle parole, bei ragionamenti: la frana aumenta. I massi sulla strada di Elena sono imponenti e inaspettati. La soluzione non è la paura, non è la fuga: è la capacità di affrontarli, di guardarli negli occhi e dire “Io, oggi, scelgo di essere più forte.”. 

Il bello della razionalità umana è che esiste la possibilità di farla stare zitta, come se fosse un’amica impertinente. 
Elena si raggomitola al centro del letto. Wikipedia definisce “imprevisto” come un qualcosa di inaspettato, inatteso, un evento che non si può prevedere. 

“Chissà se nell’immaginario collettivo l’imprevisto è associato più ad eventi positivi o negativi. Che domanda stupida poi! Mi viene da credere che sia sempre visto con una forte carica negativa. Ma, io, come lo vedo? Viverlo mi sta spaventando, ma era una vita che lo stavo aspettando.”. Dubbi. Paure. 

Un leone in gabbia, finalmente libero che della sua libertà non sa davvero cosa farsene. L’ironia delle cose che solo le esperienze di vita possono farti apprezzare. 

Il tempo scivola via, la notte si consuma nei primi ruggiti dell’alba e i dubbi, le paure e i massi della frana rincorrono un’anima tormentata. 

Le parole non servono a nulla se non portano con sé il vero significato che le fa nascere, i gesti sono solo inutili spasmi direzionati verso i muscoli se non sono supportati dalla volontà di trasformarli in azione. 
“Il bello dell’alba sono i colori, gli odori, i rumori…”. 
Il pensiero di Elena, ad alta voce. 
“Il bello dell’alba di oggi è che non sarà mai come quella di ieri e come quella di domani…”. 
La risposta dell’imprevisto della sua vita, mentre inforca un paio di occhiali da vista e si taglia la barba nella stanza di fianco alla sua, fregandosene di essere simpatico e dicendo solo ciò che pensa.

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