Oggi parliamo con piacere con Sara Argentiero, poetessa e scrittrice. Da pochissimo ha pubblicato con LietoColle il suo “Dire di rabbia sottile”, un romanzo scritto in versi, fra speranza e dolore.
Chi è Sara Argentiero?
Sara sono semplicemente io, senza veli né maschere. Difettosa e fabbricata male. Sempre affamata di conoscenza e con un solo bisogno: scrivere.
Parliamo di “Dire di rabbia sottile”. Qual è la storia di Felicia?
“Dire di rabbia sottile” racconta, appunto, la storia di Felicia. Raccoglie le testimonianze reali e immaginarie di una giovane donna affetta da una grave forma di isteria, sfociata in uno stato di perenne allucinazione in cui non è possibile distinguere il vero dal falso. Questi versi sono la storia di un dolore non svelato, appartengono a ciò ha fatto nascere e potrebbe far scomparire quello stesso dolore: il dramma, l’amore, l’oblio, i ricordi e infine la morte che Felicia, in un momento di sconcertante coscienza, sceglie per liberarsi da una condizione ritenuta non umana. In “Dire di rabbia sottile” si raccontano la malattia, i ricordi drammatici e le carezze sottili. Questi versi parlano di violenze e sogni, orrori e delizie. Raccontano un legame e un abbandono.
Il tuo è un romanzo scritto in versi. In passato ti sei confrontata con la poesia con ottimo profitto. Qual èfra narrativa e poesia la dimensione che senti a te più affine?
La poesia è una necessità e raccontare la storia di Felicia non sarebbe stato possibile con un linguaggio diverso. Si sarebbe perso ciò che invece è centrale: le pause, i silenzi, le vibrazioni e tutti i particolari legati a sensi diversi dalla vista. Solo la poesia può rendere concreto ciò che non lo è.
I tuoi progetti per il futuro?
Sto lavorando a una raccolta di monologhi femminili sull’elaborazione del dolore e sulle conseguenze che quel dolore ha non solo sulla mente, ma in particolar modo sul corpo di una donna e ho appena finito di scrivere la prima stesura del mio prossimo romanzo che, mi auguro, sarà pronto in primavera.