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02/11/11 L'ultima stazione del mio treno

Benvenuti

Benvenuti

Ogni casa ha il suo zerbino.
Ogni uomo, ogni donna, ha più di una casa: ognuna per ogni stato d’animo.
Bada, o tu che ti avventuri sul mio uscio, leggi attentamente le parole sul mio zerbino.
“Come sei arrivato a questa casa, te ne puoi anche andare.”.

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30/10/11 L'ultima stazione del mio treno

Osserva attentamente

Osserva attentamente
Questa storia è come un trucco degli illusionisti durante il loro spettacolo: c’è ma non si vede.

E’ quello che noi non vediamo, che voi non vedete. Questo è ciò che incuriosisce.

Osserva attentamente.

Questa storia è quella che volete raccontare voi. Vi lascio uno spazio bianco.













































La vostra storia. C’è, ma non si vede.
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28/10/11 L'ultima stazione del mio treno

My own words

My own words
“Ciao!”.

(Gli stronzi parlano troppo).

“Perchè corri?”.

(Gli stronzi parlano troppo).

“Dove stai andando?”.

(Gli stronzi parlano troppo).

“Sei ripetitivo, fratellino. Dovresti essere più loquace e variegato nel tuo linguaggio.”.

(Gli stronzi parlano troppo).

“Parlo io. Tu corri perchè stare fermo ti tronca il fiato, dove stai andando? Credo sia facile. Stai solo cercando di ritrovare un sorriso in uno specchio rotto. Cerci le parole perdute fra sigarette che non fumi più e in fondo a bicchieri che continui a vuotare. Il segreto non è lì. Il segreto non è nel filtro oltre il tabacco, nel vino. Il segreto è nelle parole senza filtro di un amore senza confini.”.

(Gli stronzi hanno ragione anche quando ti stanno sul cazzo).

“Appunto. A me piace vincere facile. Fratellino. Corri forte, vivi forte.”.

(Gli stronzi vanno, anche, ascoltati e compresi).
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26/10/11 L'ultima stazione del mio treno

Arrivo a casa

Arrivo a casa

Il treno corre anche senza un suo passeggero.
Prepara le sue valige per la sua discesa.
Il destino lo aspetta all’ultima stazione del suo treno.
Il destino ha un nome, chi è il destino sa di esserlo e non ha bisogno di essere chiamata, basta il respiro di chi scende dal treno, un respiro più lungo degli altri: quello di chi è arrivato a casa.

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23/10/11 L'ultima stazione del mio treno

Vrom, vrom…

Vrom, vrom…
I veri fulmini non fanno rumore, solo luce.

Ridi e corri ancora.

Ciao Marco.
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20/10/11 L'ultima stazione del mio treno

Il primo urlo

Il primo urlo
Cammini su una corda, tendi i muscoli per non cadere, impari a conoscere il tuo respiro. L’acrobata, l’artista più solitario: avvolto e accolto dal vuoto. Il suo filo, l’ultima parentesi prima della caduta. 

Come noi, acrobati della vita. I nostri progetti, i nostri sogni, tutto quello che pensiamo, vogliamo, ecco tutto questo è la nostra corda sospesa nel vuoto.

Il primo urlo della nostra vita, liberatorio, è quando tocchiamo terra, quasi come quel marinaio che, “Terra!”, lo urlò quando vide l’America.
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17/10/11 L'ultima stazione del mio treno

La storia di un sorriso

La storia di un sorriso
Il sorriso. Wikipedia lo definisce come la manifestazione di serenità, benessere e apertura nei confronti di un’altra persona. Un sorriso è il tutto e il niente. Se si conosce la vita si sa che tutto è la rovina di tutto e che niente non vuole dire niente. 

Il sorriso è pace e inganno, è trappola e ristoro, è abbraccio e schiaffo. Il sorriso deflagra fra la folla e fa morti e feriti o accarezza chi è solo e aggiunge respiro dove non c’è aria.

Non fidatevi dei sorrisi, specialmente dei vostri.

I sorrisi non parlano e non devono rendere conto a nessuno.

Le donne e gli uomini che li fanno, sì.
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16/10/11 L'ultima stazione del mio treno

R-involuzione

R-involuzione
Spacca.

Urla.

Insulta.

Terrorizza.

Il mondo va a puttane fra sordi che alzano il volume della voce.
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13/10/11 L'ultima stazione del mio treno

Messa a fuoco

Messa a fuoco
Pensare al futuro è come fare una fotografia. Bisogna considerare molte variabili. Luce. Posa. Ambiente circostante. Soggetto da fotografare. Cosa fare apparire in primo piano e cosa nello sfondo. Bianco e nero o colore? 

Non basta una compatta.

Non basta il talento.

Sbagliare è questione di attimi.

A volte capita di mettere meglio a fuoco e di scoprire dettagli che si erano trascurati.

Fotografarsi da fuori, come se si potesse uscire dal proprio corpo e vedersi.

Sarebbe un ottimo modo per mettersi davvero a fuoco. Solo così si vedono le anime nel nostro cono d’ombra che prendono a schiaffi la nostra, che la abbracciano, che la sostengono.

Se non ti metti in discussione è come avere davanti il migliore dei soggetti nelle migliore delle condizioni, scattare e accorgersi che sull’obiettivo c’era ancora il tappo.
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10/10/11 L'ultima stazione del mio treno

My drink, please!

My drink, please!
Se sei colorato non è detto che tu sia felice. Se sei nero o grigio non è detto che tu sia infelice.

La tua scala di colori è la chiave per scegliere quale orizzonte guarderai.

Scrutare oltre il vetro della prigione che ti sei costruito attorno è l’infelicità di scoprirsi colorato di una tinta che non ti rappresenta, ma è anche il primo passo per scegliere un colore migliore. Essere infelici è come essere ad un cocktail party e sbagliare drink.

La gente felice è tutta uguale. La gente triste è di tutti i colori. Un arcobaleno che piange.

Lacrime colorate dentro il mio bloody mary.
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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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