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03/01/12 L'ultima stazione del mio treno

Choose the red one.

Choose the red one.

Il destino vince sempre. E’ come il fratello maggiore che riesce sempre a soffiarti i giochi più belli. O come un padre che, per il tuo bene, ti impedisce di tornare a casa dopo mezzanotte quando sei piccolo. 

Il filo rosso che unisce due persone nasce quando ognuna delle due persone fa il primo, liberatorio, pianto in sala parto.

I figli del destino non piangono mai. I figli del destino quando si ritrovano si riconoscono. 

Fratelli, sorelle, amanti. L’arcobaleno della vita corre sul filo che parte da una pancia all’altra.  

La vita, quella vera, parte dalla pancia. Non ascoltate chi parla di mente e di cuore. 

Il destino parla con la pancia. Ascoltate quello.
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29/12/11 L'ultima stazione del mio treno

2012?!

2012?!
Parole d’ordine: incertezza, precarietà, sacrifici, differenze, speranze, privilegi, rabbia, lacrime, sangue, fratellanza.

Il nostro mondo si declina su due assi cartesiani, X e Y: certezze e opportunità. Proporzionalità inversa, cazzi nostri. 

Le vite sono belle a cielo aperto, non murate vive.

Le certezze: un film già girato, il finale è fottutamente, ovviamente, ad ogni volta che ti ostini a riguardarlo, sempre lo stesso.

Le opportunità sono una bella stilografica con fogli bianchi in omaggio. 

Nel 2012, dicono, finirà il mondo. Fatevi un drink, di quelli buoni però. Abbracciate la persona che amate.

Se credete alle opportunità e non vi siete murati vivi in una certezza prendete la vostra stilografica e i fogli bianchi in omaggio e il vostro mondo scrivetelo voi.

Auguri. Veramente. Ce n’è bisogno.
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27/12/11 L'ultima stazione del mio treno

Fermi tutti!!!

Fermi tutti!!!
Ogni situazione-cosa-persona-sentimento vive o muore o si percepisce a seconda della nostra predisposizione alla stessa nel momento in cui accade o la incontriamo o lo viviamo. E’ come se, in quel momento, ci facessimo fotografare e, in quell’istantanea, dovessimo condensare tutto quello che attraversa, dutante l’avvenimento, i punti fondamentali del nostro corpo: cuore-testa-pancia.

Quindi: rimanete immobili, fatevi trovare al meglio di ciò che potete essere.

Sorridete.

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24/12/11 L'ultima stazione del mio treno

Buon Natale?

Buon Natale?
Corse. Affanni. Pacchetti. Carte di credito. Vorrei ma non posso. Potrei ma non voglio. Fiocchi colorati, carte lucenti. 

Sorrisi. Strette di mano. Brindisi. Proclami di successi e amicizia. Buoni propositi. 

Religione e consumo e indifferenza e ostentazione e felicità-a-tutti-i-costi. 

Belle queste maschere di carnevale, ah no, cazzo: è Natale.

Tanti auguri, fate il meglio che potete, per la perfezione c’è sempre tempo.
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20/12/11 L'ultima stazione del mio treno

Fratelli di figli unici

Fratelli di figli unici
I figli di un passato ingombrante crescono storpi e con la faccia da stronzi. Con un occhio diverso dall’altro. Quando c’è il sole camminano senza ombra. Quando è buio loro fanno più buio della notte che si muove sopra i tetti. Quando tutti ridono loro si nascondono per piangere. Quando sono loro a ridere tutto il mondo trema. 

Ridi e il mondo riderà con te, piangi e rideranno di te.

I figli di un passato ingombrante sono fratelli di figli unici. I figli di un passato ingombrante li hai conosciuti al bancone di un bar, al casinò, al pronto soccorso dopo una rissa, nel letto di quella sbagliata e a pregare sulla tomba di chi, da quel passato, non è mai ritornato.

Chi ha visto il futuro ride, senza piangere mai, col cuore più grande di quello degli altri.
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12/12/11 L'ultima stazione del mio treno

Priorità

Priorità
Quando tutto sembra crollare, quando le gambe sono pesanti e il fiato è corto; ecco, sarà proprio in quel momento che ci sarà il silenzio adeguato per sentire la voce della tua priorità. La voce della cosa più importante, di quel qualcosa o quel qualcuno che null’altro è che la chiave di volta del muoversi del tuo tempo. 

Nella vita credo ci sia concesso solo una volta ascoltare quella voce.

Preparatevi, perchè non c’è la banda del paese con il sindaco con la fascia ad annunciarti tutto ciò e neanche la stella polare coi Re Magi.

Arriva quando abbiamo imparato che un giorno dovremo ascoltare anche gli altri e non solo il brusio dei nostri pensieri.
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05/12/11 L'ultima stazione del mio treno

Paura

Paura



La paura è contagiosa.


Non abbiamo nulla, noi. L’unica nostra spinta è la fiducia.


Non dobbiamo avere paura.


Mal che vada ci rimarranno i nostri sogni.


Chi non ha lacrime, non ha dignità.


Chi ha lacrime, sa che un mondo migliore sarebbe possibile, ma non in questo momento.


La paura è contagiosa, le lacrime si asciugano, chi cade saprà tornare a correre.

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04/12/11 L'ultima stazione del mio treno

Vite facili

Vite facili
Ci sono stati giorni in cui ho detto: “Ci meritiamo tutto.”.

Ci sono stati giorni in cui ho pensato: “La voglio anche io la vita facile.”.

Ci sono stati giorni in cui non ho detto e non ho pensato. Sono stati i giorni della mia vita facile.

I giorni più vuoti dei miei anni.
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01/12/11 L'ultima stazione del mio treno

donne? Donne?

donne? Donne?


[Le donne spiegate dalle Donne. Per la serie due outsider spiegano agli uomini cosa sia una donna. Dialoghi fra Marla Singer e Pina Fantozzi.].

(Hai da accendere?).

“Non fumo, al massimo mi concedo un bicchierino, quando Ugo è fuori o al mercoledì guarda la Coppa.”.

[Espressione sbigottita di Marla, la quale dopo aver trovato un fiammifero, accende la prima sigaretta; ne seguiranno tante altre].

(Io fumo, bevo e se il mio uomo guarda una partita di pallone dorme sulle scale del palazzo).

“Lei è una donna, come dire, un po’ particolare.”.

(Io sono una donna che ha capito come stare al mondo.).

“In che mondo sta lei?”.

(In un mondo in cui quelle come noi brillano di luce propria.).

“Ma siamo così diverse!”.

(Non esiste diversità nel mantenere salda e inalterata la propria posizione nella vita. Esistono dignità e coerenza.).

“E’ così difficile essere Donna!”.

(Brava, hai detto bene, Donna! Cosa vuol dire essere Donna?).

“Una donna è un individuo adulto di sesso femminile della specie umana. Si distingue…”.
(Che cazzo dici? Una quella è una donna, ho detto Donna!).
“La Donna…è la metà di un cielo, di una metà, la fine di una frase e…”.
(…e la striscia di rossetto sulla sua camicia, le cicatrici appena accennate sulla sua schiena e il respiro che manca quando sbattiamo la porta quando li lasciamo soli, gli uomini.).
“Già.”.
(Già, c’è da andarne fiere, vero?).

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28/11/11 L'ultima stazione del mio treno

C’era una volta…

C’era una volta…





[Dialoghi fra il Bianconiglio e Little John , per la serie gli outsider ci spiegano le favole].


(Apri gli occhi).

“Mi da fastidio la luce.”.

(Cammina).
“Ho male alle gambe.”.

(Rimani fermo e chiudi gli occhi).

“Ora si ragiona, magari se mi allunghi una birra è anche meglio.”.

(Siamo personaggi di una favola, lo sai?).

“Non mi sono ancora bevuto il cervello!”.

(Cos’è una favola?).

“Un’evasione.”.

(Bravo, da cosa?).

“Dall’ordinario.”.

(Cos’è l’ordinario?).

“Quello che ti accade ogni giorno.”.

(La vita reale, a questo punto, sembrerebbe l’ordinario.).

“Sembrerebbe…”.

(Perchè, hai qualche dubbio?).

“C’è chi dice che l’ordinario sia uno straordinario con poca voglia di farsi fotografare.”.

(Tipo un VIP.).

“Eh, tipo uno di quelli lì. Uno di quelli che avrebbe la  funzione di essere modello di vita e consuma la propria esistenza senza saper parlare, senza essere portatore di messaggi e magari scofanandosi cocaina fra le cosce di una baldracca.”.

(Lievemente acido oggi, eh John?).

“Il mondo mi sconforta e io rispondo come posso.”.

(Quindi, riepilogando: l’ordinario sappiamo cos’è, le favole, pure, ma lo straordinario, cosa sarà mai?).

“Lo straordinario sono le lacrime dopo che hai detto ‘Sì’ alla domanda più importante.”.

(Stai diventando un rammollito?).

“Lo sai solo quando lo vedi. Se non lo vedi non puoi capire. Se non lo vedi è una favola o un qualcosa di ordinario.”.

(Se non lo vedi sei Alice nel paese delle meraviglie oppure uno stronzo come tanti in un paese di merda).
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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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