Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

L’ultima stazione del mio treno

22/08/11 L'ultima stazione del mio treno

Tu

Tu
Tu, che mi leggi, che mi ascolti, che non mi capisci, che vuoi spiegazioni, che detti regole, che sputi sentenze, che dai giudizi, che che che che che che che…

Non supporre.

Potrei iniziare a farlo io.

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19/08/11 L'ultima stazione del mio treno

Regalo da scartare

Regalo da scartare
Futuro senza futuro.

Parole senza rumore.

Noi, figli di un passato che non ritorna, di un presente che gronda sangue e di un futuro di cui sopra…

Regalo da scartare.

Scatola vuota di sogni che furono.

Nastro colorato, che si stringe, stringe, stringe, al collo del festeggiato che non festeggia.

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12/08/11 L'ultima stazione del mio treno

Balneazione itinerante

Balneazione itinerante
Anche i blog vanno al mare.

Sotto l’ombrellone.

Scrutano, vedono, scoprono, si ubriacano, conoscono, assimilano, fotografano, sentono, fumano, urlano, ballano.

Non siate tristi. 

Non è ancora l’ultima stazione del vostro treno.

A presto.

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07/08/11 L'ultima stazione del mio treno

L’occhio della città

L’occhio della città
Quando tutti già dormono.

L’occhio della città che non si addormenta, inquieto, curioso, divertito.

Le domande senza le parole, celate dietro una differente luce in quell’occhio.

L’occhio che vorrebbe parlare e dare risposte.

Quando tutti già dormono.
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02/08/11 L'ultima stazione del mio treno

Your last breath is mine

Your last breath is mine

Cosa significa smettere di fumare?

Salute, felicità, risparmio, acquisizione di rispetto, considerazione, stima, essere considerati valorosi, coraggiosi, bravi ragazzi.

Cosa significa davvero smettere di fumare?

Ascoltare una scimmia che ti urla nella testa, sentire le sue unghie piantarsi nei tuoi polmoni, la sua anima agitarsi dentro la tua.

Cosa ci guadagni?

Vivi meglio per vivere peggio.

L’ultimo mio respiro è mio, soltanto mio.

Cinismo? Cecità?

Ve ne parlo quando ricomincio o quando sarò morto.
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01/08/11 L'ultima stazione del mio treno

Divers don’t smoke

Divers don’t smoke
Respira.

Cammina.

Tendi i muscoli.

Lancia i vestiti.

Fregatene.

Urla.

L’azzurro del cielo-il blu del mare-il bianco delle onde che si infrangono.

L’ultima sigaretta fra le mani. Rotta, dopo un sorriso.

Cammina. Guarda bene il terreno. Corri. Fottitene del fondale.

Tuffati.

Bianco-azzurro-bianco-infinito.
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31/07/11 L'ultima stazione del mio treno

Paint it on your wall

Paint it on your wall
Ci sono giorni in cui guardi un tramonto e poi ti lamenti perchè ci sono le nuvole.

Giorni in cui guardi l’alba e ti lamenti perchè è una mattina fredda.

Giorni in cui una persona sconosciuta ti sorride e tu rompi il cazzo perchè aveva i denti storti.

Giorni in cui senti il sangue scorrerti nelle vene e ti lamenti perchè il tempo corre e non ti lascia niente.

Giorni in cui ridi, ti abbracci l’anima, ma poi ti lamenti perchè l’anima non ha fisicità e il tuo sorriso senza specchio, non lo vedi.

Poi ci sono giorni in cui non accade nulla, il freddo ti ghiaccia il respiro e il vuoto ti divora, ti fa a brandelli e ti sbatte contro il muro cavandoti gli occhi e la speranza.

Quello che devi fare è respirare la tua felicità: ti abbraccerà quando ne hai bisogno.

Come una foto che ti ricorda un momento particolare.

Come il giorno in cui hai ricominciato a pensare al futuro.

Paint it on the wall.

Non te lo dimenticare.
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28/07/11 L'ultima stazione del mio treno

Una tisana col cretino

Una tisana col cretino
Ci si trova, spesso, in situazioni particolari.

Inconsueti incontri, con inconsueti personaggi.

Il bello della sorpresa: non sai mai cosa, chi e quando.

Lo spettacolo nella sorpresa: capire che era il momento giusto.

Come la serenità di Alice durante il tè delle cinque con quel cretino del cappellaio e quello scemo del coniglio.

La beata innocenza e lo scoprire che il passo non era più lungo della gamba.

Per tutto il resto ci sono i salti nel buio.
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25/07/11 L'ultima stazione del mio treno

Cronache di cinque minuti fra le 21.30 e le 21.35

Cronache di cinque minuti fra le 21.30 e le 21.35


(Cronache da quell’istante in cui il respiro ti si taglia, il cuore batte a vuoto, gli occhi diventano rossi, bruciano e sono gonfi, l’attimo in cui le mani diventano fredde anche con trenta gradi e la pancia comincia a far male. Cronache dai cinque minuti più lunghi della tua giornata, più lunghi degli ultimi mesi, più lunghi e basta, che fanno parte di qualcosa che ti fa stare bene, ma che, in quei cinque minuti, ti sbatte all’inferno come l’ultimo vigliacco).

Seduto sul letto, con un cartone della pizza in mano.

“Non si mangia la pizza sul letto.”.

Il tuo perbenismo.

Gli occhi che sorridono.

Come un fulmine. In apnea. Al freddo. Come se in tutto il globo ci fossi solo tu.

Solo.

Annaspi cercando aria, ossigeno per riempire il petto. Come se stessi soffocando.

Poi, una pace da monastero.

(Cronache da quell’istante in cui capisci che non è successo nulla se non il distacco di una parte di te, che nulla riguarda il tuo corpo, ma è una frattura dell’anima, andata persa nell’istante in cui il suo profumo ha cominciato a scendere le scale verso la sua auto. L’istante in cui capisci che sono solo quei cinque minuti. L’istante in cui sai che vi rivedrete. Cronache di cuori dove non nevica e non piove).
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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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