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04/12/13 L'ultima stazione del mio treno

Out of time

Out of time

Dostoevskij ha detto che quando ogni uomo avrà raggiunto la felicità, il tempo non ci sarà più.

Sarà per questo che siamo pieni di orologi?

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27/11/13 L'ultima stazione del mio treno

Vuoti a rendere

Vuoti a rendere

Accettando, tristemente, il patteggiamento rabbioso della propria negazione.
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24/11/13 L'ultima stazione del mio treno

Arrivato?

Arrivato?
Seduto a riflettere, potrai capire che non importa dove, come o perchè.

Capirai che è stato importante arrivare lì.

Il viaggio è solo un viaggio, la meta è solo dove ti siedi. Il resto, è un’altra cosa.

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13/11/13 L'ultima stazione del mio treno

Oh God, thy sea is so great, and my boat is so small!

Oh God, thy sea is so great, and my boat is so small!

“Impara a nuotare, pirla.”.

“Oppure?”.

“Fai lo stronzo?”.

“Perchè?”.

“Così galleggi.”.


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02/11/13 L'ultima stazione del mio treno

Being someone

Being someone
Quando finisci di scrivere un libro lasci i tuoi personaggi, li saluti, li tornerai a trovare parlando di loro, pensando a loro. Li uccidi. Li rinchiudi in quelle pagine e te ne vai.

Te ne vai lentamente, col senso di colpa, in bicicletta, voltandoti di tanto in tanto. Devi fare attenzione, però.

A cosa?
A quella macchina nella nebbia, proprio là davanti.

Chissà, alla guida potrebbe esserci uno di quei personaggi, a volte il finale di un libro a qualcuno non va proprio giù.

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14/10/13 L'ultima stazione del mio treno

Man for a day

Man for a day
Sul tuo viso domande scomode che saranno lette solo da chi avrà una risposta da darti, per il resto? Per il resto sei pallido, sbiadito, sei un numero da contare. Se sei solo domande? Sei divinità in prova in corpo da uomo, fatti coraggio, la vita è breve.

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02/10/13 L'ultima stazione del mio treno

Trust! It’s the better way to get fucked!

Trust! It’s the better way to get fucked!


La lingua italiana o, per chi preferisce, Wikipedia, definisce così il concetto di “fiducia”: sentimento di attesa ottimistica verso qualcosa o qualcuno. 

Oggi, nei palazzi della democrazia, un governo (la lettera “g” è volutamente minuscola, non c’è refuso, né ignoranza) ha incassato la suddetta “fiducia”.
Ripercorriamo insieme, quindi, il concetto di “fiducia”, leggete bene, cosa significa il termine: sentimento di attesa ottimistica verso qualcosa o qualcuno. 
Quello cui abbiamo assistito oggi, nei mesi scorsi e al quale assisteremo nei mesi venturi, è forse un “sentimento”?
C’è dell’ottimismo?
No!
Cosa c’è? A cosa abbiamo assistito e a cosa assisteremo?
C’è che ne abbiamo pieno lo scroto o le ovaie (sono così serafico che oggi non compio nemmeno discriminazioni di genere, sesso o razza) di questi stipendiati, prezzolati, plurivenduti, voltagabbana, che siedono su quegli scranni di legno antico. Anzi, no. Mi sono espresso con tempo verbale erroneo, l’espressione più attinente dovrebbe essere questa: c’è che ne dovremmo avere pieno il blablabla…
Il condizionale è d’obbligo in un paese di facce da culo come il nostro. L’Italia si compone di cittadini così dementi che, nonostante stiano assistendo al depauperamento di ogni forma di patrimonio nazionale, personale and so on, si accalcano a ciarlare ai bar, ai semafori ecc. e nulla fanno se non litigare et poi incensare i partiti tradizionali (andandoli a votare nel segreto di quella latrina che è la cabina elettorale), insultando chiunque porti novità e non si associ poi alla diarrea collettiva.
A cosa abbiamo assistito e a cosa assisteremo? Alla definitiva conclusione della nostra sovranità nazionale e alla vendita di quell’ultimo briciolo di dignità che ci era rimasto. Immagine metaforica: l’uomo anziano rovinato dal gioco e dalla follia che va a vendersi gli ultimi ori della defunta moglie per sputtanarli ad una videolottery. Ridete, ridete. Coglioni.
Chi non ha riso ma si sta massaggiando il mento, preoccupato, merita il mio plauso e merita, tra l’altro, un consiglio: se mai si votasse a breve, vota per una vera rivoluzione, in caso contrario armi, bagagli e via da qui.
Io? Di me, oggi, non parlo, faccio fatica mentre prendo la valigia dall’armadio a parlare.

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10/09/13 L'ultima stazione del mio treno

Autogrill emozionale

Autogrill emozionale

Una luce nella notte lungo il serpente nero che ci scorre sotto la vita. Un autogrill lungo una delle autostrade trafficate, piene di buche, poco illuminate e tanto altro, che attraversiamo periodicamente nei nostri giorni. 
A volte durante i tragitti si è stanchi, ci si ferma, ci si ristora e si riparte, come se nulla fosse. Prostituzione alimentare mi verrebbe di chiamarla. Ci sono persone che sono automobilisti e alcuni stronzi che fanno gli autogrill, non è un gioco di ruolo: è la vita. Autostoppisti emozionali e puttane alimentari che devastano gli scaffali imbanditi con prodotti di scarsa qualità. Si badi però: la motivazione della scarsa qualità e del suo crollo negli anni è la considerazione che l’uomo/donna autogrill ha maturato e sta maturando nei riguardi dell’autostoppista emozionale o della puttana alimentare di turno. 
Una volta che la merda di cui sopra si sia ristorata, lavata, abbia pisciato e cagato, l’autogrill riceve il suo modesto compenso e l’avventore se ne esce, così senza apprezzare e farsi apprezzare. 
La merda riprende il suo viaggio. 
L’autogrill è fermo, attendendo il prossimo carico di merde. 
La merda può cadere dal viadotto, l’autogrill, almeno, sta fermo dov’è.

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07/08/13 L'ultima stazione del mio treno

Anche no

Anche no
Siamo liberi? Anche no.

Siamo forse colmi di speranza? Anche no.

Ci aiutano a realizzare i nostri sogni? Anche no.

Cambierà mai qualcosa?


























Se non ci alziamo da sedie, divani, poltrone e alziamo la voce…


ANCHE NO!

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23/07/13 L'ultima stazione del mio treno

Blog del: dire fare baciare testamento e tanti cazzi.

Blog del: dire fare baciare testamento e tanti cazzi.
Questo è il Blog “del fare”! Questo Blog e chi ci scrive paga le tasse, lavora senza rompere troppo i coglioni a nessuno, non è omofobico, non compra jet supersonici, ha un ottimo sistema previdenziale, non ha debiti, genera reddito, non ha carichi né penali, né civili pendenti, si prende cura dei propri genitori e dei propri figli, non ruba, non ha legami oscuri, vota secondo coscienza e passione. 

Il Governo “del fare”, non fa, ruba, inganna, affama i propri padri e ruba il futuro ai propri figli. Il nostro Paese, la parte che ha una coscienza civile, urla e soffre, si batte con l’ultimo residuo di forza per dare un futuro a chi lo merita, al sangue del proprio sangue. Chi ci governa si impegna nel promuovere quattro decreti che abbiano cassa di risonanza (ma a nulla servono nel concreto) si dibatte e si affanna a rimandare ciò che davvero importa rimpallando la colpa fra l’uno e l’altro componente di questa moderna Armata Brancaleone. Il Paese deve avere orecchie, deve capire e comprendere che siamo ad un passo dalla fine. Io quel passo non lo voglio fare. Volete delle risposte da me? Delle proposte? C’è chi mi ha detto “Smettila di protestare e dire cazzate e ‘sali’ in politica!”. Io della politica non me ne curo, quando sarò morto e tutti quelli come me lo saranno, potrete tornare a fare politica, per ora date delle risposte voi che avete il potere. 

Non saprete farlo? Cadrete con noi.
A noi sarà lieve la terra.
A voi? 






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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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