Paolo Panzacchi
L'ultima stazione del mio treno

L’ultima stazione del mio treno

12/02/12 L'ultima stazione del mio treno

Vita

Vita
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Vita.

Tra rumori di fondo, teste di cazzo e stelle cadenti.
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06/02/12 L'ultima stazione del mio treno

L’amore, di notte.

L’amore, di notte.
“Oh! dolci baci, o languide carezze, 
mentr’io fremente 
le belle forme disciogliea dai veli!”.
L’inimitabile Tosca di Puccini. Una lettera d’amore mai finita. 

Uno dei tanti amori mai cresciuti.

Amore: un sentimento che si apre e si chiude, come un cerchio. 

Nella sua circonferenza l’arcobaleno del bene e del male.

Ogni giorno gli amanti guardano il sole sorgere e, speranzosi, attendono il colore della loro giornata. Il colore del loro amore.

Gli occhi di due amanti fissi sul sole, fino al tramonto, rosso di passioni sane e malsane. La notte silente testimone di amori sporchi, puliti, goffi, esperti.

Di notte l’arcobaleno non si mostra, cercando altri orizzonti per farsi osservare. La notte lascia liberi gli amanti, di consumarsi, come una candela per poi riaccendersi alla prima luce del sole.

La notte libera l’amore, senza arcobaleni, senza regole. 

L’alternativa è l’oblio, il sempre uguale, il cerchio. Forse, se non ci si può amare di notte è meglio perdersi.

“Svanì per sempre il sogno mio d’amore… 
l’ora è fuggita, 
e muoio disperato!”. 
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04/02/12 L'ultima stazione del mio treno

No!

No!
Siamo ad un bivio?

Ci insultano.

Ci disprezzano.

Ci deridono.

Ci dicono di abbandonare il nostro Paese.

State tranquilli, torneranno strisciando.

Di noi ne hanno bisogno.

Noi, di loro, possiamo fare a meno.
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02/02/12 L'ultima stazione del mio treno

La strada

La strada
Nevica!

Il rumore dei passi sulla neve.

I tuoi, ma non solo.

Segui la strada aperta davanti a te.

Non sarà quella che ti porterà a casa.

Ti porterà dove hai lasciato i tuoi ricordi.

Seguili e attento a non perderti.
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30/01/12 L'ultima stazione del mio treno

Chi sei?

Chi sei?
Se ci credi fino in fondo, tiri fuori le palle e ti guardi allo specchio.

Se ci credi fino in fondo, tiri fuori le palle e a quella faccia che vedi nel vetro farai solo una domanda.

Fare monologhi è facile.

Costringersi a rispondersi è difficile.

La vita non è facile. Cazzeggiare lo è.

Vuoi vivere?

Se ci credi fino in fondo, tiri fuori le palle e a quella faccia che vedi nel vetro farai solo una domanda.

“Chi sei?”.
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26/01/12 L'ultima stazione del mio treno

Dimmi dove tramonta il sole

Dimmi dove tramonta il sole

IL TRAMONTO NON È UN TRAMONTO SE IL SOLE NON VA VERSO UN MARE. 

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25/01/12 L'ultima stazione del mio treno

Cambiare?

Cambiare?


I cambiamenti sono momenti privati, chi decide di renderli pubblici ha molteplici strade: può diventare uno scrittore, può circondarsi di amici, può scriverlo sui muri, può andare dall’analista, insomma portare all’esterno tutto ciò che ha rotto uno schema precedente.

Gli unici cambiamenti che si vogliono trattenere, senza farli scappare, senza dirli, senza renderli palesi, sono quelli positivi. Quelli che analizzi dentro di te, quelli che sezioni, fino al millimetro per trovarci un neo, che riesca a rendere il tutto non più positivo in modo da trovare la scusa per raccontare tutto, come una stupida notizia di gossip. Le cose belle non fanno notizia, la serenità non vende; tutto il resto sì: lo scandalo, la vergogna, l’omicidio. Allora rendiamo stupro l’atto d’amore e lo raccontiamo con finto disgusto.

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24/01/12 L'ultima stazione del mio treno

Inchiostro

Inchiostro
La guardo, sul foglio davanti a me: la macchia d’inchiostro. 

Il singhiozzo della mia penna.

Una frase non detta. 

Il destino? 

Le frasi non dette non esistono, è solo un appuntamento rimandato con qualcosa che avrà il suo momento per essere detto.

Forse nel nuovo foglio che prenderò, forse mai.
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22/01/12 L'ultima stazione del mio treno

Il primo traguardo

Il primo traguardo

Samuel Beckett disse: “Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.”.
A volte, quando si perde, si vince. Il vento ti scompiglierà ii capelli quando farai una sosta mentre scali la montagna di obiettivi che, nella naturalezza degli eventi, sarai portato a voler superare.
Medaglie? Onori? Record? No! Traguardo dopo traguardo riconquisti ciò che ogni giorno ti tolgono. 
Non gioire. 
Non abbassare la guardia.
Datti un traguardo intermedio, arrampicati, supera la fatica, getta nel vuoto chi ti rallenta, conquista nuovi compagni di scalata, fidati di loro e vinci.
La tua vita su una parete di roccia. Dura, fredda, senza respiro, ruvida, vera. 
Quando arriverai alla cima avrai superato te stesso.
Samuel Beckett disse: “Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.”.


Io dico: “Tenta, prova, fallisci. Ricomincia. Tenta, prova, ottieni. Respira e cerca una nuova parete di roccia.”. 

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17/01/12 L'ultima stazione del mio treno

Consigli per il futuro

Consigli per il futuro
Se oggi avessi un figlio gli regalerei un biglietto aereo. Lo abbraccerei forte. Gli preparerei una valigia e gli direi di andarsene da questo paese. Lo farei col cuore in lacrime, ma lo farei.

Cosa metterei nella valigia? E’ quasi come chiedere a una persona cosa porterebbe con sè nella classica isola deserta.

Un maglione pesante. Un libro per sorridere (Chi è morto alzi la mano, di Fred Vargas), uno per piangere (N.P., di Banana Yoshimoto), uno per riflettere e conoscere da dove veniamo (69, di Cinzia Bomoll). Un pacchetto di sigarette. Una bottiglia di rosso. Una scatola di dignità e una di orgoglio. 

Per il resto: “Figlio mio innamorati e difendi le tue conquiste, tutti proveranno a portarti via la felicità, non permetterglielo.”.

Capirà, vivrà felice.
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Fazzoletto da tasca colorato, occhiali sulla punta del naso per darmi un tono, centomila idee nelle tasche e bollicine nel bicchiere. Questo sono io.
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